Per anni sono stata una compratrice compulsiva, una shopaholic. Il termine suona quasi amichevole, ma nasconde una realtà molto più complessa e dolorosa. L’oniomania, come viene definita in ambito medico, è una vera dipendenza, paragonabile a quella dall’alcol o dal gioco d’azzardo. È difficile ammetterlo, ma una volta riconosciuto il problema, si può iniziare un percorso di cambiamento. Oggi voglio condividere con voi il mio viaggio da shopaholic a minimalista.
Come inizia la dipendenza dallo shopping?
Il processo che porta a diventare compratori compulsivi è spesso graduale e influenzato da vari fattori. Nel mio caso, ha avuto molto a che fare con l’influenza della società e dei social media. Viviamo in un mondo che ci bombarda costantemente con immagini di vite perfette: influencer che sfoggiano vestiti di lusso, case impeccabili e prodotti esclusivi. Il messaggio implicito è chiaro: per essere felice, devi possedere di più.
Questa pressione sociale mi ha spinta a credere che avere quel nuovo rossetto o quell’ennesimo vestito mi avrebbe reso più felice. E per un breve istante funzionava. Ogni acquisto portava una gratificazione immediata, una sorta di sollievo temporaneo. Ma durava poco. Il giorno dopo tornava la sensazione di vuoto, e così ricominciava il ciclo: cercavo un altro oggetto da acquistare per ricreare quella sensazione.
Il rituale dello shopping
Non si trattava solo di comprare, ma dell’intero rituale. Passavo ore sui siti di e-commerce a cercare offerte, riempire carrelli, confrontare prezzi. Anche se non acquistavo subito, il semplice atto di pianificare gli acquisti era una forma di conforto. Era diventata un’abitudine, una routine che, col tempo, si è trasformata in una dipendenza.
La svolta: consapevolezza e minimalismo
La svolta è arrivata lentamente, quando ho cambiato vita, trasferendomi in Sardegna. Il primo segnale, però, è stato un video che avevo pubblicato nel 2012, intitolato “Usati con la testa”. Parlavo di come utilizzare in modo consapevole il make-up e i prodotti di bellezza che avevo già. Quel concetto, nato quasi per caso, è diventato la base del mio cambiamento.
Mi sono resa conto che il minimalismo non è solo una questione di possedere meno, ma di farlo intenzionalmente. Ho iniziato a ridurre i miei acquisti e a concentrarmi sull’utilizzo di ciò che avevo. Ho imparato a dare una nuova vita agli oggetti: una crema sbagliata diventava uno scrub, un balsamo inutile si trasformava in un impacco per capelli. Ogni cosa aveva un valore, e io volevo rispettarlo.
I benefici del minimalismo
Adottare il minimalismo ha portato molti benefici nella mia vita:
1. Meno stress: con meno cose da gestire, la mia mente si è liberata. La casa è più ordinata e lo sono anche i miei pensieri.
2. Risparmio economico: smettendo di comprare compulsivamente, ho iniziato a risparmiare denaro e a usarlo per ciò che conta davvero.
3. Maggiore gratitudine: ora apprezzo davvero quello che possiedo. Ogni acquisto è ponderato e ha un significato.
4. Consapevolezza ambientale: ridurre il consumismo significa anche ridurre il proprio impatto sull’ambiente, e questo mi fa sentire in armonia con il mondo.
Come mi sento oggi?
Oggi posso dire che la mia vita è cambiata. Ho imparato che non è necessario accumulare oggetti per sentirsi felici. La vera felicità nasce dalla consapevolezza, dal sapersi circondare solo di ciò che è essenziale e significativo.
E voi, come vi sentite oggi?
Se vi riconoscete in questa storia, sappiate che c’è sempre una via d’uscita. Non si tratta di privazione, ma di liberazione. Il primo passo è sempre la consapevolezza. Un piccolo passo alla volta, possiamo liberarci dalle catene del consumismo e vivere una vita più semplice e felice.
Grazie per aver letto questa riflessione. Se vi è stata utile, condividetela. E ricordate: lasciar andare non significa perdere, ma fare spazio a ciò che conta davvero.
Ciò che ci rende davvero felici è gratis
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